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CRONACA SOVVERSIVA che suona onta alla scienza ed insulto alla miseria, assicuranioci colla competenza di chi è sazio che venticinque soldi al giorno sono sufficienti a mantenere in forze qualsiasi individuo; quando non giungono all'estrema delle conclusioni, che, cioè, se i viveri costano iroppo, Tu nico modo di risolvere il grave problema con dignità è di mangiar poco o di non mangiare affatto. r Magre soddisfazioni dunque, vengano esse dalla suprema autorità politica, o giudiziaria, od economica. Presso lo Stato borghese non trovano, non possono trovare, gran credito le im plorazioni plebee: eretto il suo edificio immenso alla sola tutela della proprietà, dello sfruttata nto, del privilegio, e.sso non vive che per queste vergogne della so cietà che vuol esser civile, ed agisce, ed opera ai soli fini del capitalismo indu striale, banchista, commerciale, filibu stiere che l'avvolge e lo domina. Al quale, senza darsene l'aria, tengono il sacco quegli stessi che fino ad ora han no illuo le masse di combattere la loro causa predicando la calma e l'ordine nei comizii. LETALI A IRREDENTA La Sardegna, nei ricordi e nei convincimenti d'un esule suo. A MODO D'INTRODUZIONE Questo scritto vorrebbe essere per quanti s'agitano nel cerchio di ferro delle proprie miserie senza trovarvi una soluzione oltre la. inane ed imbelle im precazione; ma si dirige specialmente ai sardi, con due scopi ugualmente in teressanti e generali: quello di svelare al lavoratore di Sardegna sè stesso in tutte le sue inconscie ribellioni e quello di rendergli una chiara percezione della sua posizione nella vita pigliandolo per mano guidandolo attraverso la storia dello sviluppo del benessere altrui e quello delle sue miserie, perchè trovi in sè solo, nella passività supina dei suoi avi e nel senso di rassegnazione ch'egli accoglie con animo lieto perchè distri buitogli con signorilità ammirevole dal più appassionato sostenitore del suo ne mico il prete a puntello del padrone la causa di tutta la sua oppressione, la fonte di tutta la sua incerta vita agitata di parìa, ed aperti, finalmente gli occhi, osservi a quali aberrazioni i sa telliti innumeri dei suoi sfruttatori l'ab biano condotto, sino ad inebbriarsi del sangue che generosamente versa per una causa ch'è quella dei suoi aguzzini. Quando un americano crede necessa rio ed ut le scoprire per i suoi giornaloni qualche cosa di nuovo ti piomba in Sardegna ad esplorarvi l'isola ignorata che può essere, secondo la sensibilità e la buona o cattiva digestione dell'osser vatore, terra di cannibali o di cavalieri; se un ministro italiano vuol darsi l'aria di fare opera di rigenerazione ne accol ,'lerà le spese alla Sardegna, che percor rerà di giorno e di notte in automobile entusiasmandone le ingenue popolazioni sino ad arroventarle contro gl'internati, sino ad inferocirle contro l'austriaco; e se uno scrittore vorrà trovare campo nuovo che gli faccia smerciare con mag giore facilità il suo romanzo correrà in Sardegna a descrivervi i sublimi pano rami, le montagne superbe, i piani fe condi, mettendo in tutto questo magni fico sfondo signorilmente apprestato dal la natura, un'anima fittizia, che sarà l'anima dello scrittore, ma non è affatto quella del popolano sardo ; e a fianco dei Bechi sorgeranno le Deledda a dimo strarvi che il sardo è un essere tutto scapolari, pieno di superstizioni più che uh abitante della Patagonia, o di paure mistiche più che una femminuccia, ido latra del prete e dal signore a cui s'in china ignominiosamente; senza contarne e studiarne i palpiti ribelli ed incom posti che lo mandano a sfidare la legge, nei boschi protettori, tra le forre mon tane, dove s'annida vivendo bestialmen te in compagnia del cinghiale e delle aquile. Rimettere a posto l'anima sarda e studiarla attraverso la storia recente che diede all'isola la qualifica di terra di briganti, senza niente tacere della verità ; mostrare al contadino sardo dove sta l'origine dei suoi mali e quanto ingenuo sia l'affidarne la cura ai medici fretto losi che si prestano ad aiutarlo, può esse re opera non del tutto inutile nè inop portuna, tanto più se fatto con animo ' Perchè, servirsi dtl malcontento del po polo, del disagio creato dalla crisi ai fini della propria chiestola, non è nè onesto, nè sincero. Il p 1 ticante che al popolo, in som mossa per un boccon di pane, rirnproye ra di non aver mandato al parlamento i suoi rappresentatiti che oggi troverebbe più indulgenti, tradisce la cau-a degli -insorti, e traforrnando il comizio di protesta in un sermone elettorale, mette al servi z o dei suoi bassi fini le ire sacre dell' ar mento affannato, facendo così il gioco degli affamatoti. - Il prominente che agli stomachi vuoti consiglia, unica salvezza, l'adottare la patria americana ottenendone la c tta dinanza, tradisce ancora la causa degli insorti che coscr.ve, reclute votate al macello imminente. Tradisce poi la causa proletaria chiun que al popolo, acceso di sdegno e di ri volta, predica la pazienza cristiana, la rassegnazioue supina, cercando altrove che non nella forza e r.tlU volontà sua. l'arme invincibile a liberare una volta e per sempre, sè ed il mondo da ogni soffe renza, da egni,oppres;-Ione e da ogni ver gogna. Michetta. spregiudicato e dalle colonne della Cro naca Sovversiva, che non sa tacere il vero e non si ripromette alcun vantaggio fuor di quello di rendere i reietti edotti della via, facendola scaturire dagli am maestramenti det passato. UN PO' DI STORIA. La Sardegna si affaccia alla storia sin dalle lotte tra Cartagine e Roma, ed è doveroso ricordare come essa sia pas sata quasi remissivamente da una città all'altra senza che un diffuso moto, una vasta insurrezione c'i abbia mostrato gli abitatori parteggiami per l'uno o per 1 altro dei concorrenti al suo dominio. Passò presto definitivamente sotto Roma e vi stette per molto tempo; in questo periodo raggiunge il più alto be nessere e la maggiore intensità di popolazione, ta-rtto che si guadagna il ti tolo di granaio di Roma; e si ha notizia d'una insurrezione capitanata da Amsi cora e da Yosto, unica in tutto il tempo che precede la dominazione spagnuola. Della dominazione romana rimango no impronte indelebili sia dal lato etnico come dallo studio archeologico come dall'osservazione linguistica. Vi sono paesi dove l'accento fiero e marcato ri- sente aau orgoglio aei ci vis romanus; il nuorese griderà sul muso allo straniero nugoresu so, sono nuorese con la stessa albagia insolente con cui il citta amo ai .orna gridava il suo: civis rornanus sum, noli me tangere; e nel dialetto di .molti paesi della Barbagia sono frasi della più pura latinità il che conta poco e accento duro ed or goglioso, che ci convince come Roma abbia lasciato di sè, della sua lìngua e del ie sue attitudini, traccie così profon de da farle notare ancheall'occhio super ficiale, dopo che molte altre e lunghe do minazioni si sono succedute nell'isola. Alla caduta di Roma fu fatta oggetto a tutte le scorribande alle incursioni di tutti i popoli che nel bacino del Medi terraneo han cercato di stabilirsi lascian dovi le orme del loro passaggio. E tra costoro non bisogna dimenticare gli A- iavi, un icmpu li viuzza con, cne vi stamparono qualcuno dei loro caratteri, specialmente nel meridione dell'isola. A chi osservi, per esempio, l'abitante del Campidano d'Oristano in tutti i suoi costumi e un po' anche nelle marcate e deformate linee facciali, dopo aver visitato le tribù arabe della Tripolitania e della Cirenaica, appaiono chiari ed evidenti molti punti di contatto e certe manifestazioni di servilità che li dimo strano sottomessi per poi vederli irrom pere quando non vi si veda la possibi lità di un pericolo. Diffidènti sempre e d'animo vendicativo la vendetta cercano e compiono senza preoccuparsi troppo della ragione o meno della vendetta. Nel Campidano del Frexenta, sino ad una quindicina d'anni addietro, perma neva l'abitudine del bacio delia mano al padrone, al padroncino ed agli amici del padrone con tale naturale spontanei tà e con tale atavico senso di dovere, da offendersi qualora vi rifiutaste a prestar all'atto servile alcuna considerazione o v'attentaste a rompere la tradizione e e se ai bacio preferiste la stretta di mano amichevole da eguale ad eguale. Della dominazione araba si osservano le ve stigie nelle casette costruite in mattone crudo oltre che un certo carattere etnico speciale appunto nalle porx larioni de la grande pianura che partendo dal Golfo di Cagliari si estende sino alle falde delle montagne del Marghine, o a quelle delle montagne dell'Iglesiente e un po' dell'O gliastra, mentre nella parte più marcata mente montuosa il carattere etnico pre dominante rimane sempre quello roma no, nonostante l'infiltrazione spagnuola. Per cause logicjie e naturali: agli arabi riusciva facile invadere le pianure e le basse montagne del meridione dell'isola, mentre le popolazioni del centro, appol laiate quasi sulla vetta del Gennargentu od abitanti sulle montagne che parten- dosi da Fonni arrivano sino a Nuoro o fronteggiano la pianura verso il sud raggiungendo l'altipiano d'Ollollai e si distendono, con la breve interruzione convoglio, il quale mi volle minuziosa della vallata del Tirso, verso il Goceano mente perquisire. per diradarsi verso l'Ozierese, potevano respingere le invasioni arabiche e chiù- der loro il passo alle pianure del setten- trione dell'isola. Certo che, l'arabo, o- vunque sia pervenuto, deve aver lasciato memorie terribili di rapine e di violenze, se su mero è anche oggi evocato ai bam bini come l'essere spaventevole, più te mibile ancora di Belzebù, ai servigi del dio del male. Nel medio evo l'isola fu contesa da Pisani e Genovesi e nel quattordicesimo secolo nel golfo di Cagliari fu combat tuta anche una battaglia navale fra galee genovesi e veneziane, per quanto la repubblica dell'adriatico non abbia mai esercitato dominio sulla Sardegna. In provincia di Sassari specialmente si trovano .vestigia della dominazione delle due repubbliche rivali e più segna- tamente a Sassari. Piano piano, liberatasi finalmente e completamente dalla servitù araba, cac- dal servizio interno, cretino! Vai la far ciati codesti ardenti ed attivi civilizzatori mi rapporto, così ti ripeteranno laggiù veniva sviluppandosi ed affermandosi la potenza di Spagna. La sua potenza, affermatasi in terra ferma, non poteva, poiché il suo cam mino ascensionale la portava alla suc cessione delle repubbliche marinare del Mediterraneo, non farla erede delle co lonie e dei possedimenti di Genova e di Pisa. Così ben presto la Sardegna, cadde sotto le grinfie del re cattolicissimor,'dei preti e dell'inquisizione. Fu la dominazione degeneratrice per ec cellenza del carattere fiero dell'isolano, il potere più untuoso e più crudele, e quello anche che ebbe contro di sè un rigurgito d'odi e vide le popolazioni solle vate sino a battere i soldati del re e a costituirsi una certa indipendenza con Eleonora d'Arborea, giudichessa d'Ori stano, prima, e con Leonardo Alagon, dopo. Furono i tempi dei banditi patriot ti, disposti a deporre gli odi reciproci per correre alla difesa della causa ch'essi supponevano della giustizia e della li bertà; ma videro anche il rogo ardere Sigismondo Arquer ombra spregevole sul dominio pretesco e prova di forza di ca rattere e di amore alla libertà. Dopo, con la decadenza di Spagna e attraverso altri brevi gioghi, per tratta- tive diplomatiche che rimaneggiarono la carta d'Europa verso l'inizio della seconda decade del diciottesimo secolo, la Sardegna passa sotto il benigno go verno dei duchi di Savoia ed a questi porta la corona reale. Furono questi migliori degli altri? No; ne seguirono le orme e continuarono l'asservimento e l'incretinimento com'era da aspettarsi da chi sapeva in una diuturna esercita- zione d'ipocrisia palleggiarsi tra l'uno e l'altro dei gruppi contrastantisi, allora blema economico; in tutti l'ardente ane come ora, il dominio del mondo circo- lito di risolverlo, ed accanto a questo scritto ancora in tutte le cupidigie più sentite nel bacino del Mediterraneo. Ed ebbe l'isola anche sotto i Savoia males sere" ed i suoi malumori pigliarono tal volta l'aspetto e l'audacia delle insur rezioni collettive. Cizeta. Continua. . Con questa conscienziosa monografia dell'Isola generósa ed infelice iniziamo una serie di studii su le diverse regioni della patria, un esplorazione vera e pro pria dell'Italia Irredenta, ignorata nelle sue varie zone non soltanto dai compatrioti di là dal confine, ma dagli stessi conter ranei custoditi dal governo, dai signori e dai preti in tanta e così torva supersti zione da guardarsi con diffidenza, da o diarsi da villaggio a villaggio, stupida mente, in luogo di amarsi e d'intendersi per la difesa degli interessi, della vita comune, per la conquista di un comune destino di benessere e di libertà. E siccome non v'è contro lo sciagurato stato di cose, e contro la tirannide in cui culmina, altro rimedio che la paziente eliminazione delle cause su cui si asside, così rinzraziamo cordiamente il nostro CLEMENTE DUVAL Memorie Autobiografiche PARTE QUARTA (Continuazione vedi numero precedente). Dal giorno' successivo non gli disse più una parola amara, e Monod stupito del cambiamento repentino, mandava a cercar nuove di me verso le dieci del domani quando altri guai mi piovevano sulle spalle. Rientrando alle dieci al pe- lottone mi trovai di fronte il sorvegliante Ledorlat, venuto esso pure coll'ultimo Bestiale e stupido, mi aveva tolto gli occhiali, ed io d'un gesto rapidissimoglie U avevo ripresi mentre egli, contrariato evidentemente, poneva la mano sul cai ciò della rivoltella. Moviti, gli gridavo io, a denti stret- - . . . ,! to. Movi soltanto un dito poi vedrai come va a finire. Gli sarei saltato addosso coll'impeto d'un jaguaro, e come sarebbe andata a finire non so; ma mi pare anche oggi che non avrebbe avuto ragione lui. Ma strillava. Ingiungeva al contre- maitre "di riprendermi gli occhiali, ed erano dieci ingiurie per ogni parola, giac ché l'altro non si muoveva. Ma perchè non vieni tu a toglier meli, dir- perchè non vieni tu? Rendeteli immediatamente o vi faccio rapporto per oltraggi e minacele. Veneono di Francia, sono roba mia, li porto autorizzato dal medico e quello che ti dico io: idiota! E me ne andai pei fatti miei lascian dolo verde di bile. Ma chi è quello sfrontato? doman dava egli al contre-maitre esterrefatto: dove ha imparato a trattar in questo modo i superiori? E' Duval, un anarchico che è me glio lasciar perdere, date ascolto a me. E allora perchè non lo cacciano con quegli altri? Forse per questo Non so se mi abbia steso il minacciato rapporto, so che io. non ne ebbi alcuna inquietitudine Purgavo intanto i sessanta giorni di cella che mi aveva inflitto la Commis sione Disciplinare di Cajenna; ma non so se in causa delle molte emozioni sof ferte a v li la condanna dì Girier aveva finito per dare il tracollo, certo le mie condizioni dì salute volgevano alla ma lora. L'appetito se n'era andato ed era venuta la diarrea che per mancanza di cure s'era ben presto mutata nella dis senteria; galoppavo verso la rovina. Ora dappoiché sono tornato fra i com pagni in libertà ho trovato una dottrina nuova. Entusiasmarsi pei compagni e- nergici fieri intelligenti, disinteressati, próntì a dar la vita per incutere nei ne mici la considerazione ed il rispetto delle idee, si chiama misticismo, religiosità in certi cenacoli almeno, in cui la vita vuol essere gioia, integrale soddisfazione dei bisogni proprii in fondo ai quali è una tiepida nostalgia di morire nel pro prio letto. Ai tempi' miei la filosofia non era neooure un passatempo, era un ingombro. Dinnanzi, minaccioso, il pro- v 1 i . bisogno preliminare, quello di coltivarsi, di istruirsi, scampando alla bassezza volgare, animale, cui il dominio capita lista ci soggiogava. Donde un ardore d'azione interrotto soltanto da un amore ouasi altrettanto ardente dell'educa- zione reciproca, un sentimento di soli- darietà così profondo e così vivo che ci levava ad ogni istante contro l'ordine costituito raccolti in gruppi ed in fa- zioni anche allora, ma non mai in nome delle astrazioni e delle fisime, ma secon- do le attitudini e le capacità diverse che venivano ad allinearsi, a trovare su lo stesso fronte in cospetto del nemico il loro posto. S'intendeva che qualcuno dovesse ri- manere a mezza via ; ma quando cadeva un bravo, quanta angoscia nei cuon pure certi che quel posto sarebbe rioccupato ben presto da un'energia equivalente e d'ore saremo a bordo; inaiare, al largo, forse migliore! fra due; poi a Maroni poi, poi più in & Le vicende del povero Girier mi tra- mi diceva Blinn felice rotando le due volgevano appunto in quel baratro di braccia enormi d'un mulino a vento sperato. Lo sapevo intelligente, di un'in- poi, più in là, intendete? e mi si pianta Cizeta della preziosa collaborazione che vi converge acuta ed animosa, e facendo posto al suo studio siamo certi di riscuo tere nei lettori lo stesso interesse vivissimo e la stessa gratitudine sincera, n.d.r, telligenza rara per sincerità ed equilibrio; e lo vedevo finito anche se il boia non fosse intervenuto. E la perdita mi pa, reva così grave, così irreparabile che non sapevo darmene pace; e mi rodevo fino a morirne, in quelle bolgie nelle quali la prima condizione della vita e della sicu- rezza sta nella virtù d'adattamento prU ma che nelle risorse del coraggio e vo lontà. Medico non c'era a St. Joseph. Ve- niva ogni tre o quattro settimane, ed ancora bisognava chiamarlo. A salvar mi venne il vecchio Regent che era in- fermiere pratico ed aveva pei casi gravi come il mio una pozione prescrittagli ... dal medico e che recò anche a me sollievo non trascurabile. Poi una soddisfazione morale affrettò a guarigione. Si organizzavano all'Isola Reale due grandi convogli, uno per Maroni, l'altro di almeno cinquanta uomini per un can tiere dipendente dall'ergastolo di Kou ron, rariacabo; ed il sorvegliantecapo, ad erigerne il contingente, fu costretto a scegliere parecchi deportati della cate goria B (i quali non possono lasciar le isole che in circostanze eccezionali) e, certo per errore, compreso tra nnoì anche me che pure ero della categoria A, a cui non è sotto alcuna ragione con cesso di lasciar le Isole mai. Non fu dunque senza grande sorpresa che un bel giorno mi vidi tolto di cella, allineato coi deportati che dovevano es sere trasferiti all'Isola Reale, e di lì la stessa sera col vaporino a Maroni. Non vi potevo credere, ed il vecchio Regent incontrato vicino alla spiaggia, conosciuta la mia nuova destinazione, rimase egli pure stupito ed incredulo. Mi strinse la mano effusamente, mi fece i migliori auguri, ma non mi nascose che non dovevo coltivare troppa fede: "cer to è un errore, quando l'avvertiranno, vi torneranno qui. Conoscete troppo be ne il regime e gli uomini, mio caro Duval, per comprendere che sarete l'ultimo sem pre ad esser inviato sul continente." Ad ogni modo lasciai St. Joseph senza che il sorvegliante dell'accampamento, un certo , Tournez, un alcool izza to che del resto non mi conosceva particolar mente, facesse la minima obbiezione, e giunsi all'Isola Reale accolto da quei compagni con le più vive e commoventi manifestazioni d'affetto, e coi voti più fervidi di buona fortuna, che io mostrai di gradire colla maggior sicurezza e col più grande piacere. Ma a due compagni fidatissimi non nascosi le mie ansie, i miei dubbi, la trepidazione di vedere da un minuto all'altro riscontrato l'er rore, e di vedermi conseguentemente reintegrato su lo scoglio di St. Joseph. Ma che errore! Disingannatevi, Duval! Vi tolgono di qui premeditata mente. Ne avete viste troppe e la sapete troppa lunga, e si sbarrazzano di voi mandandovi laggiù. Badate ad esser cauto, chè c'è sotto probabilmente un agguato più torbido dei mille che avete smontato. Siate cauto. Ad ogni modo, superai felicemente la prima prova all'ufficio di matricola pres so il Servizio Interno; e la seconda anche, alla visita sanitaria dove mi trovarono' abile alla partenza. E cogli altri, desti nati a Maroni fui accantonato, in attesa del piroscafo, nel nuovo quartiere cella lare. Trovai qui un buon tipo ed una vec- I chia conoscenza, Blinn, che intelligente, franco, audace era venuto agevolmente e schiettamente alle nostre idee, e non capiva in sè dalla gioia di essermi com- pagno di viaggio, e, laggiù a Maroni, di non so più quante eroiche imprese egli andasse fantasticando, convergenti e gualmente ad una sola obbligata con clusione: la conquista della libertà. Troppo bello, troppo bello! bron- tolavo io, sicuro di vedermi ripescato e ricacciato in cella da un momento ali al- tro. Non ne ho mai imbroccata una! Siete venuto fin qui, e tra un pa:o