Newspaper Page Text
CRONACA SOVVERSIVA rivoluzione che riteneva possibile e prossima ieri credermene oggi; ser ba più' vivi e più fervidi il suo entusiasmo oggi che si attenua la violenza del rigurgito superstizioso per cui la patria, la bandiera, la guerra, sono tornate impetuosa mente in fronte delle residue preoc cupazioni; e, sfatate le rumorose menzogne tricolori, la verità' in comincia a farsi strada persuadendo da questo e da quell'altro lato della barricata: clic le plebi hanno su bita la guerra, non l'hanno ne' conclamata ne' voluta; che dove il soldato si batte senza livori, senza entusiasmi, senza ideali, e della guerra strazii e rovine persi- stano vane, senza attingere la meta o; mettendo in luco la sanguinosa sproporzione tra l'enormità' del sa crifizio e la dubbia obliquità'-della vittoria, sulla frode smagata del divenire, sul soldato che si batte per forza o per la paura, non può' la guerra, non può' l'ordine che la volle e se ne e' forse pentito contare su la perpetuità' della for tuna. 1 Alla guerra, nelle immolazioni paradossali che sono il i riepilogo d'ogni sua campagna, ha mietuto il proletariato al fronte e quello di casa un esperienza più' decisiva che non nel suo lento supplizio quotidiano di salariato: la vita sua non conta nulla, non conta la vita dei suoi! Quella si giuoca dal re al più' umile dei gallonati, come pe dina trascurabile d'una macabra partita; questa si giuocano a dadi i barattieri cristianissimi nei baga rinaggi usurai insaziati. Egli non è nulla, per nessuno! Non si dira' sotto la raffica della , mitraglia, uno di questi giorni, che potrebbe essere per se' qualche co sa? non potrebbe intravedere oltre la bruma sanguigna che se nelle sue mani sono le fortune del trono e della patria, dell'altare e della borsa, egli potrebbe esser tutto, e fare a meno di dio e del re, dei loro mammalucchi insottanati ed im pennacchiati, ed aggiogare la pa tria, i suoi campi, le sue miniere, le sue fabbriche a servir la vita, a guarentirne il benessere, ad inco ronarla di gioia e di liberta', invece che di servire ad orgogli non suoi, ad odii non suoi, ad interessi non suoi, ad interessi che vigoreggiano ed impinguano soltanto in quanto siano i propri! sacrificati vilipesi, traditi? Intanto fino ad og;i non e' accaduto. E perche', come lievita l'am polla di San Gennaro, il miracolo non s'e' compiuto giusta il qua drante delle nostre cervellotiche previsioni, la catastrofe non sarà' più'? Le cause che la urgono sono estirpate pel fatto che s'aggravano ogni di più' intollerabili, solo per che' e' mancata fino ad oggi la causa accidentale, determinante, che ne dovea traboccare la misura? Intanto non" e' accaduto. E benedite! che' "non istareste le mani in mano, fiorite di chiac chiere eleganti e di casuistica ar guta, le labbra smaliziate. Se nell'attesa vana che dai campi, dalle citta',dai borghi, dai casolari, dalle donne imbelli e dai vecchi stremati venga lo schianto finale, fossero discesi gli eserciti del re, volte le terga dell'oste straniera, volte le fronti e le armi, sfrenati gli odii e le vendette sul nemico di dentro, a. scompigliarne le frodi, a spezzarne lo scettro, a raderne il covo, a purificarne di fiamme e spiatorie l'orrenda mefite, chiuso alla restaurazione ogni compro messo, chiuso alla fuga ogni scam po, vi toglierebbe il grande vespro la voglia delle arguzie e dei cavilli. Rompendo del vomero ferreo tra dubbiosi ed ignavi avrebbe costretto ciascuno al suo posto, sotterrando, per una, parte del regime superato veccie sterpi gramigne, sugli altri addossando - inesorato il compito della distruzione senza di cui la vaticinata palingenesi nonché' com piersi non potrà' validamente ini ziarsi. Benedite di cuore! benedite in fretta! domani può' essere tardi. Al maggio 'caino può' succedere il giugno dannato che delle sue con vulsioni spasmodiche sovverta il mondo e per la terra squarciata saluti i natali della liberta' e ne battezzi nel sangue le invitte fortune! PRETI Ed il Petrarca poteva parlarne con conoscenza di causa, poiché il papa gli aveva rapito la sorella di 18 anni, per farsene turpe sollazzo carnale. Sòn notér'del resto, le invettive che iDante e Petrarca lanciano nei loro versi al eletto cattolico, principalmente per la sua corruzione sessuale. Simil mente i novellisti italiani, a cominciare da Giovanni Boccaccio, non trovarono protagonisti di. lascivia più autentici dei preti e dei frati. Quando papa Innocenzo IV andò a Liane con tutta la sua corte per i Concilio generale, il cardinale Ugo, ringraziando gli abitanti prima di par tire, disse che se prima non vi erano nella città che tre o quattro casini, alla loro partenza ne lasciavano uno solo, clic si estendeva dalla porta orien tale alla porta occidentale. Lo racconta 10 storico Matteo Parigi, riionaco .bene dettino. In. 'quel Concilio medesimo, il vescovo di Lincoln, parlando dell'in continenza dei chierici, dice che tutti sono fornificatori, " adulteri-, incestuosi. 11 Concilio di Scozia del 1225 proibisce si preti di tenere concubine pubblica mente. Così pure il cardinale d,i S. Giorgia legato del papa in Maestricht, nel 1247. Nel 1246 il Concilio di Wetz ler proibisce i testamenti dei preti in favore delle loro concubine. Nel 1260 il Concilio di Colonia proibisce ai preti di tenere concubine e mantenute. Nel 1267 il Concilio di Vienna priva del beneficio quei chierici che tengono pub- I lieamente concubine. Analogamente dispongono i Concilii di Landra del 126S, di Ostia e. di Velletri nel. 1279, dell'Emina nel 1327. Un Concilio di Praga dice che molti chierici non solo cadevano alle tentazioni carnali, ma le silicatavano. Insomma, basta leggere li raccolta dei Concilii del Padre Labbe per essere persuasi che tutti i Concilii,' fino a quello di Trento, h'an dovuto prendere delle deliberazioni contro l'im moralità sessuale del clero. Si badi che tutte queste testimonianze provengono da uomini di chiesa, anzi dalla chiesa stessa. Il vescovo Teodorico di Niem racconta che il papa Giovanni XXIII aveva un vescovo che gli provvedeva le monache. Narra Cornelio Agrippa che papa Sisto IV, fondatore di lupa nari, patentati e tassati, dava ai preti le donne pubbliche come beneficii. Questo papa, secondo l'Infessura, citato dal Muratori, puerorumsamator et sodo mita, futi. : Innocenzo Vili, secondo 11 Volter rano, autore cattolico, ebbe sedici fig i. E non parliamo di Alessandro VI, pa dre, marito e suocero di Lucrezia Bor gia. Del resto, tutti possono leggere le vite dei papi e tutti così hanno modo di vedere che la lussuria e la lascivia erano il loro debole, un debole molto forte. Nel 1401 Nicola di Clemenges arci diacono di Bajeux e rettore della fa coltà teologica di Parigi scrive un opu scolo appositamente per tuonare contro le carnali dissolutezze dei preti, dei ca nonici e dei cardinali, che vivono ut porci Epicuri. Dei conventi di monache dice che sono veneris execranda postri bula. Santa Brigida, nelle sue rivela zioni, si fa dire da Gesù Cristo che i canonici ed i preti si rallegrano quando vedono le loro amiche incinte. Alfonsa di Aragona, nel 1446, ordina che anche le concubine dei preti paghino le tasse. II teologo Claudio d'Espence dice che i vescovi avevano permesso ai preti di tenersi delle concubine, purché pagas sero alla Curia un certo censo. Secondo Cornelio Agrippa un vescovo si van tava di avere nella sua diocesi undici mila preti concubinarii che gli rende vano undicimila scudi d'oro all'anno. In Francia," dice Enrico. Stefano, i preti pagavano una tassa, al governo per la esenzione dall'alloggio militare acciocché i soldati non abusassero delle loro concubine. L'imperatore Ferdi nando, nel 1563, fece praticare una vi sita nei conventi d'Austria, ed il ri sultato fu che in 122 conventi che con tenevano 436 frati e 160 monache, vi erano mantenute 499 concubine, 55 donne maritate. e 443 fanciulli figli di frati e di monache. Fatti identici, secondo il Burnet, ed anche peggiori, si Al maggio succede il giugno di regola, e la dannazione .e in ogni atomo del mondo incaro gnito. HATIKWAH SONO PORCI. riscontrarono in una visita parlamen tare ai conventi inglesi. Il De Potter riporta una petizione che le monache del Convento di S. Caterina di Pistoia .presentavano nel 1775 al Granduca Leopoldo I, allora regnante in Toscana, nella quale sono narrate le arte dei frati per introdursi nel rronastero ed avvicinare le mona che, e le, turpitudini che vi commette vano. Questo atto porta la firma di sei me nache e fu estratto dall'archivio del vescovo Scipione dei Ricci. Esso fu conferm ilo da Monsignor Alemanni, vescovo di Pistoia, in una lettera di-' retta ai cardinali allora riuniti in con .clave. Lo Stefanoni Dizionario filo sofico) scrive che nel suo secolo i preti, che si accontentavano di una concu bina, erano fior di galantuomini, a petto di cjuelli che commettevano sedu zioni e stupri e si davano al peccato contro natura. Una statistica giudizia-, ria pubbi;ata nel Belgio nel 1869 ci fa sapere che gli institutori. ecclesiastici si sono tesi colpevoli di delitti contro la morale sessuale dodici volte di più degli istitutori laici. Lo stesso Stefa noni cita alcuni casi del suo tempo i quali fai'n) veramente inorridire. Pietro Moury, in religione padre Nymphus, fu condannato dalle Assise del Di par Amento d'Indre a 15 anni di lavori forzati per attentati al pudore commessi sopra 16 fanciulli affidati alle sue cure. Don Montanari, parroco di Staggia, fu condannato dalle Assise di Modena a 12 anni di reclusione per attentati al pudore sopra 12 fanciul , lette della parrocchia. Il sacerdote Serafino Lepclly, in religione frère Ar mellè, fu condannato a 10 anni di lavori forzati per attentati al pudore sopra 14 fanciulli d'età inferiore ai 15 anni. Alexandre, in religione pére Ai mire, fu dalla Corte eli Beauvais con dannato ai lavori forzati a perpetuità per attentato al pudore sopra 32 fan ciulli di età inferiore ai 13 anni! Primadi finire questa parte del no stro breve lavoro, citeremo ancora il diritto medioevale di cazzagiot e di cul la gio che consisteva nel diritto del si signore feudale (barone ,o vescovo)' di dormire la prima notte con ognuna .delle -donne che si maritavano sotto la sua giurisdizione. Questo diritto venne col tempo riscattato mediante una tas sa, che veniva percetta tanto dai signori laici che dagli ecclesiastici. Onde appare che il celibato e il voto di castità non furono mai, non sono,' non possono venire rispettati. Non solo: ma, per ovviare da' una parte alla proibizione è dall'altra . dare un qualche sfogo alla concupiscenza natu rale, il clero 'é ridotto, spinto ad ab bandonarsi ad ogni sorta di reati ses suali, a cercare questa soddisfazione principalmente abusando dei fanciulli che avvicina per ragioni -di ministero o nelle case di educazione ed abusando del confessionale. IV. LA CONFESSIONE seconda fonte dei reati sessuali del clero. Il confessionalel Ecco il postribolo officiale della chiesa cattolica.... Po stribolo delle anime, postribolo dei cor pi. Esso è già infame perssè stesso, in quanto the prostituisce la dignità uma na fino al punto di sopprimere là co scienza di molti individui dandola in balia ai confessori. Chi si confessa di ogni suo atto, dì ogni pensiero, di ogni desiderio, ad una terza personae lo fa non spontaneamente, perchè mosso da un bisogno di espansività e di con fidenza, ma per obbligo religioso, può star certo che non si appartiene più. E che tradisce anche la propria fami glia, i propri amici, i propri conoscenti. Infame e la confessione anche perchè costituisce la più formidabile polizia segreta, la bassa polizia dello spionag gio, al servizio politico della chiesa. Infame, perchè oblitera la coscienza, abituandola a liberarsi dal rimorso di ogni colpa, che vien facilmente perdo nata, e quindi costituisce un incentivo alla recidiva. Ma noi qui non abbiamo ad occuparci di questa immoralissima istituzione se non in rapporto al celibato ecclesiastico. Chi di noi resisterebbe alla tentazione- che viene necessariamente dal fatto di .trovarsi, come capita al con fessore, per parecchie ore al giorno in rapporti segreti, in conversazione inti ma colle donne, che vengono a. dire ogni loro affetto, ogni parola, ogni gesto, ogni pensiero, ogni atto, ogni peccatole quindi-ànche tutto quanto pensano, sentono, odono, dicano, fanno, credono fare in fatto di amore e dì concupiscenza, e di relazioni sessuali? Con tutfe le donne, dalla fanciulla in genua, alla fanciulla ' avvenente, alla donna procace, alla moglie che non ha più misteri nò ignoranze, alla vedova 4che ha i desideri delle fanciulle e le cognizioni delle donne coniugate? Chi di noi potrebbe garantire di ser barsi puro e casto con siffatti rapporti intimi, costanti, continui, e con l'ab bandono fidente che butta la donna credente nelle braccia del confessore? Chi di noi, anche se avesse non pure una moglie, ma tutto un-serraglio a sua disposizione ? UN ANTENATO. Quando sarà fatta la storia dei ten tativi rivoluzionarii teorici del mondo moderno, tre figure di agitatori emer geranno su tutte le altre: Babeuf, Proudhon, e Marx. . Nel primo è tutto Yistintivismo ri voluzionario. Nel secondo è la mordente e corro dente esplosione 'della invettiva, che dilacera, che smantella, che sbrana. Nel terzo ' è la freddezza tagliente del sillogista che coglie la verità con la punta aguzza di uno spillo e la riverbera nel granito della storia. Tre aneddoti ci caratterizzano questi tre uomini. Nel giugno del 1790 Gracco Bab'euf era ospite delle prigioni di Parigi. Ben presto fece amicizia con le guardie car cerarie verso le quali metteva a pro fitto il suo istinto rivoluzionario per catechizzarle e (oh! anticipazione di parola abusatissima poi!) per organiz zarle allo scopo di far loro conseguire un miglioramento di salano. I custodi così diventarono tanto suoi amici che gli proposero di aprirgli i battenti della prigione perchè potesse evadere con tutto comodo. Babeuf si oppose recisamente. Le guardie carcerarie insistettero, e Babeuf consegnò ad ognuna di esse un monito scritto, dichiarando formalmen te che un uomo votato al benessere futuro de la umanità trovava e doveva trovare la prigione un sacrificio ben lieve di fronte alla santità dello scopo da raggiungere. La rivoluzione ha bi sogno di marcivi. diceva Babeuf ed è un martirio quasi quasi insignificante quello di essere privato della libertà perchè possano ottenerla tutti gli uo mini. - .Ma i carcerieri di Babeuf avevano un'idea fissa: quella di liberarlo ad ogni costo. Ed una notte, fattisi intorno al loro prigioniero, lo presero per le spalle e per le gambe e lo deposero fuori dal cancello del fabbricato carcerario sulla pubblica via, bisbigliandogli all'orec chio: "Cittadino Babeuf, la libertà è vostra, sappiatela conservare. Fuggite e salvatevi!" Il cittadino Babeuf fuggì. Ma fuggì per breve tratto e si fermò allo svolto della strada. Attese pazientemente l'arrivo del giorno, e si presentò alla porta del carcere. Voglio parlare col direttore del carcere disse "alla sentinella . Fu introdotto. Cittadino direttore disse Ba beuf questa notte, in un momento di debolezza, ho avuto agio di oltre passare i cancelli di questa casa , di dolore che è l'ultima. rocca della tiran nide sociale. Avrei dunque potuto es ser libero. No. Ritorno alla vostra cu stodia in omaggio ai miei principi rivoluzionari, perchè niente considero così degno di un uomo come il persua dere voi, proprio voi, -cittadino diret tore, che la giustizia e l'eguaglianza sono .... Il direttore lo interruppe con un sorriso e con un cenno, e lo fece riac compagnare in cella ove rimase col suo sogno rivoluzionario fino ad aver scontato interamente la pena. Tutt'altro temperamento fu Proudhon. Come resistereste voi alla tentazione insita- nella cosa stessa, di una giovane seducente che vi venga a dire che tra i peccati di desiderio le ritorna costan temente quello di avere un uomo, di possederlo, di congiungersi ad esso? Come resistereste voi alla tentazione sempre automatica c indiretta, che de riverebbe dalla confessione di una gio.. vane o di una donna quale si Ma, a quale vi dicesse d'aver già avuto rap porti illeciti, adulterini e magari ince stuosi con altri uomini, e che fra 1 suoi desideri peccaminosi c'è quello di ria vere l'occasione di commettere questo dolce peccato? E non di una donna sol tanto, ma di molte, e spesso, e assidua mente? Voi potete avere le migliori disposi zioni del mondo a resistere, a lottare, a conservarv i fedele alla moglie vostra od alla donna del vostro cuore : ma voi, se siete onesto, dovete riconoscere che questa tentazione è superiore alle vo stre forze. MI LESBO Continuerà' al prossimo numero. La prima volta che Michele Bakou nine il celebre rivoluzionario russo andò a Parigi, la persona con la quale strinse più fervida amicizia fu Prou dhon. Questi due uomini, infiammati di suggestione rivoluzionaria, si inebria vano di discussioni filosofiche sui loro principi, che duravano perfino qua rant'ott'ore filate. Un biografo 'di Proudhon, narrando i particolari di queste celebri intervi ste, aggiunse:. "In quelle settimane Proudhon pa reva ed era una macchina esplosiva di parole e d'ingiurie. Tutto gli pareva opporsi alla rivoluzione e tutto gli pa reva poter rivoluzionare" col torrente di fuoco delle sue maledizioni. Lo stesso Bakounine, posto di fronte ' fili -1 -. . - 1 1 . -.-! ii, i . i J . C r , j ci lui, j.jihvci un uiuuvaiu - iiiuuu borghese che movesse il passo perurv minuetto; mentre Proudhon s'inarcava in salti mortali di una acrobatica in fernale. Una sera, congestionato e fu rente, cadde spossato sul pavimento della stanza ove per due giorni, ed una notte avea continuato a discutere con Bakounine e Leroux. Ma, cadendo ebbe ancora fiato per gridare: Sì, lo ripeto e lo sostengo: Dio è il male e la proprietà è il furto. Questi due principii saranno i cardini della rivoluzione." Carlo Marx temprò invece l'irruenza dell'invettiva nella gelida compostezza calcolatrice del dotto e dello studioso. Un vecchio internazionalista spa gnuolo, traccia di lui questo schizzo espressivo: "Non conoscevo Marx. Lo avvicinai la prima volta a Londra in un congresso' della Internazionale dei Lavoratori. "Giungendo a Londra, di notte, mi diressi a casa sua ove mi aveva offerto ospitalità-. "Un compagno mi annunziò a lui, mentre io salivo lentamente la scala. In un istante Marx fu sulla porta. Nel vano e nella penombra mi appariva come un patriarca. Mi abbracciò e mi baciò. "Parlammo a lungo ed erano pre senti molti altri compagni. Dopo un. ora io pensavo: Marx è un apostolo. Dopo un'altra ora pensavo: Marx è un sapiente. Dopo la terza ora , con cludevo: Marx è il più grande diplo matico d'Europa. "E questa è ancora la mia conclu sione, dopo tante diecine d'anni." Ma parlavamo di Gracco Babeuf. Ecco qualche interessante notizia di lui. A letto di morte suo padre gli avea detto: "Giura su questa spada' suo padre era impiegato ai servizi del re giura su questa spada di non abban donare mai gl'interessi del popolo." E il piccolo Gracco che non aveva più di una diecina d'anni giurò e, a modo suo, mantenne il giuramento. Cominciò col fare la rivoluzione con tro l'ortografia corrente ai suoi tempi. Egli scr.veva a questa maniera: fisique, respiracion, terible, 'molesse, home, a prendre, ecc. Se egli non avesse intrapreso che questa rivoluzione pacifica.il Diret torio non lo avrebbe probabilmente condannato a morte; per lo meno gli