Newspaper Page Text
Lettore Domenicali, di Varietà’, Diletto e di Coltura Popolare LE TRADIZIONI PASQUALI Le uova e gli agnelli per appagare gl’ìdeaii del ventre = Ina festa ebraica ad uso cristiano = Storia e legger da = Da Mose’ ai nostri giorni = Come si cuoce l’a= guelfo Pasquale. Le feste Pasquali, dopo quelle Natalizie, sono, senza dubbio, quelle ehe danno pretesto ai gaudenti ga sterolatri di appagare gli ideali del mentre. Dopo vari giorni di digiuno quaresimale — appena rotto dalla festa di San Giuseppe, che corrispon derebbe alla solennità arcaica del dio etrusco Vertunno e della dea roma na Pomona. nonché alle feste propi ziatorie dei campi dette primitiva mente “Arvalla’ - , che, in seguito ven nero dedicale a Cerere ed a Cibele il ventre ecco farsi innanzi re clamando cibi e vivande più nutriti zie e maggiormente sostanziose che non la viride pastura di tenere in salate crude o cotte, di torte “iner bolate", di erbazzonì e di altri ca mangiari degni dei Certosini di an tica stampa, per ì quali la vita con templai s'astraeva da tutto quanto poteva gravare il pondo somatico del cenobita quasi fosse destinato alla levitazione celestiale di alcuni santi. » » * Pasqua é il giorno solenne della festa ebraica ridotta ad uso cristia no. E' la ricorrenza dell'antico mito solare che celebra il risveglio della Natura sotto l'influsso dei tepidi rag gi di Elios, l'astro maggiore dei tem pi più remoti adorato dai Magi ira nici. dal seguaci di oroastro, dai G udiri Mitraici e da tanti altri po poli asiatici ed africani che volgono la faccia verso Oriente nelle loro pr ghiere. I.'uorao è l'emblema di questa rinascenza, di questa meta morfosi naturale, “Omne vivimi ad o'o" sentenziarono gli antichi vita listi. cosi l'uovo racchiude il germe della vitalità del futuro pulcino come dell” homunculus” cosi la gemma rappresenta il nuovo individuo nella pianta. A Uoma la chiamano ‘‘Pasqua dal li ova". perchè appunto le uova so no l'esponente alimurgico di quella stagione feconda, iniziatrice delle eb bre/ • ■ primaverili. Nella stessa santa Russia la so lennità del ‘‘Pesali” è celebrata con grandissima pompa dai loro "Pope zazzeruti (al pari dei “Papas” dei greci ortodossi!. e l'uovo, presso quei popoli slavi, di origine e di tra ,licioni bizantine, assurge alla dì f • itù di simbolo. rappresentando 1 emblema della palingenesi Imperi tura E scritto nel “Scemot” e nel- I Atebarlm". , Tra lo nova artificialmente colo c; i•• generalmente predomina il ros , questo colore preterito avreb be la sua leggenda. Quando nac ,, , Uessandro Severo, che tu poi imperatore, una gallina dei suoi ge ,ùteri — narra Elio Lamprldio —- f,., f un uovo rosso: e alcuni vorreb bero in quel di Pasqua, vederne tra mandala la ricordanza. Altri ar timiglio die la istituzione trasse origine dui martirio doT'ova ignita , < Im - Infliggeva ai cristiani: e. nella m di S Colombano — lo accenna V.r< biiifrldo — . ..“ovaque fortitor Unita, candentemque forclper, ecc. Raoul Rocbette asserisce <me 1 gusci di uova naturali rinvenuti in multi siti delle catacombe, siano l'indizio delle agapi ehe colà vi si < lebravano, e che perciò le uova co stituissero la vivanda rituale e ai maggior importanza. Sant'Agostino, in base ivi dogma della risurrezione della carne, con siderò l'uovo come simbolo di spe ranza da cui è animato ogni cristiano rii risorgere un giorno col proprio corpo. *** I.'agnello ed 11 capretto fornirono per avventura, i iprìmi cibi carnei d. i popoli preistorici: c ciò si spie ga er la sua naturale mitezza, la quale faceva sì die nessuna resisteu i sapesse opporre a chiunque aves si voluto catturarlo c sgozzarlo; tal li.è divenne, in seguito, l'emblema dell'ostia o vittima sagrificatorla dei popoli d'Israello. Infatti i primi o 1 insti biblici offerti a Jehova — • ome quello che deve sostituire il usilo Isacco nel sacrifizio di Abramo seno costituiti da teneri agnelli 0 da cornuti arieti. Perfino nei pa ' omerici, dove gli eroi facevano da cuochi, ricordiamo ancora: ...di pecorelle 1 di scelta capretta 1 lombi opimi < ' ■■ tuffati nel calderone Insieme a i gne saporoso tergo di saginato 'reo formavano Ventrata in selli li ime del ' caput coenae., del bau Amale la lettura? CON IN SOLO DOLLARO riceverete per UN ANNO LA SENTINELLA Una Itivista mensile «li iO pag. con splen «liile illustrazioni de la guerra :: Inviare 11 prezzo di abbonamento a LA SENTINELLA ll,J - Crani Ave., S. Francisco chetto che Achille fa apprestar? da Patroclo e da Automedonte per ono rare gli ospiti mandati, dietro sug gerimento del saggio Nestore, onde comporre la nota vertenza di Brì seide. Agli ebrei, allorché si trovavano ancora in Egitto fu ordinato di ce lebrare li “Pasach” nel modo se guente: “Il decimo giorno del primo me se detto Nisam, ciascuna famiglia. A:elto agnello maschio senza difetto, e chiusolo fin al giorno decimoquarto . lo scanni la sera: e. dopo tramontato il sole lo arrostlea, per mangiarlo la notte seguente con pani azimi o sen za lievito e lattughe amare.” Venne loro eziandio comandato di mangiare per intero l'agnello nella medesima casa e nulla recarne fuo ri; di avere intanto cinte le reni, le scarpe ai piedi e un bastone in ma no: e perciò in atto di viandanti presti al partire. Mosè raccomandò sopratutto di tingere dei sangue dell'agnello l'ar chitrave e ambedue le imposte della porta anteriore di ciascuna casa, af finché l'angelo sterminatore, vedu to quel sangue, passasse oltre e ri parmiasse i figli degli ebrei intanto che metteva a morte quelli egiziani. Quindi Mosè impose agli ebrei di rinnovare, ogni anno, la medesima cerimonia in memorila della miraco losa loro liberazione dalla schiavi tù. La seconda pasqua venne cele brata nel deserto del Sinai, l'anno dopo la loro uscita dall'Egitto: e Mosè la fece celebrare prima di met tere piede nella “terra promessa”. » • » L'agnello, quale cibo tradizionale di devozione della solennità pasqua le, assurge anche al .pari delle uova, ad esponente alimurgico loristico nel banchetto di famiglia a qualsiasi ce to appartenga. -Nelle regioni meri dionali d'Italia, particolarmente in Scilia. l'agnello Pasquale — ingras sato In famiglia — lo si uccide la vi gilia ed il vello, accuratamente conciato, Io si conserva in famiglia per porre dentro la culla dei neo nati. I zampetti vengono spellati, bolliti ed accomodati con sale, pe pe ed olio d'oliva. Le budella ven gono pulite ed attortigliate insieme a niuzzarella, foglie di prezzemolo, prosciutto, fegato e corata dell'a gnello stesso, formando salami bene a’Iucciati per contenere i suddetti in gredienti ben pepati, che vengono poi arrostiti nel forno tiepido e quindi mangiati caldissimi — chinmansi in siciliano “stiglioli" ed a Napoli "stentenielli”. L'agnello viene cotto pure al forno, tutto Intero, e servito con bandierine piccate nel groppone: Le “cassate alla siciliana", con ricot ta guarnita con frutti canditi, e noi centro una pecorella, artisticamente modellata con pasta reale ( fatta con mandorle dolci) adorne di bandieri ne e stellette, completano la vivan darla loristìca della solennità pa squale. A Bologna, come dolce tradiziona le di Pasqua si confeziona, partico larmente nelle famiglie dei bene stanti campagnuoli. il “coppo” o “iatteruolo", che consiste in un tor tino composto di latte, uova fre schissime. zucchero, odore di buccia di limone, che viene cotto — dopo sapienti ed accurate manipolazioni di bollitura del latte, di frollatura dei tuorli di uova con lo zucchero — in una taglia imburrata, con bragie sotto ed altre sopra il coper chio. Innumerevoli sono ancora in Ita lia le vivande dolci di Pasqua; dai “Coddureddl” siciliani ai “fagottlnl” veneziani, “sciaraniichole’ perugine, "berìcoccoli" senesi: pan dì miglio, torte, focaccie, pizze, colombine, gal letti, panettoni, pan d'oro e via di cendo, tantoché nessun paese può vantare di festeggiare quella grande solennità con maggiore letizia e dol cezza specialmente pel mondo picci no. L'INFLUENZA DEL CREPUSCOLO L'uomo è tutt’altro clic indipen dente dai fenomeni cosmici, e subi sce le variazioni dell'amhiente fisi co in cui vive. “La Revue Scicntifi que" rivela delle osservazioni fat te dal dottor Sardou che se la luce solare influisce suU’uonio sano. In fluisce anche maggiormente sull'uo mo malato. L'ora del crepuscolo è quella più favorevole per giudicare I sintomi che dipendono dalla luce, epporò per studiare tutto quanto si riferisce alla cura della luce. La luce risveglia in generale le diverse funzioni, fatta ec cezione per coloro che dalla luce ri fuggono, che sono generalmente i nervosi, i disquìllbrati, quelli che hanno il sangue attossicato. Alcuni amano il sole sino che tanno bene i cominciano ad evitarlo, a fuggirlo quado uno stato morboso tende ad avvicinarlo al gruppo degli eccitati. Più numerosi sono coloro a cui la malattia Insegna ad apprezzare 1 rag gi preziosi del sole e sentono che 1 raggi del sole rendono più rapida la toro convalescenza. E' facile con statare anche come la stimolazione solare troppo Intensa e prolungata conduce a una depressione; ed In ciò va cercata anche una delle cau se della inerzia def meridionali. M>iA DELLA DOMENICA, SAN FK AXClSCO. 1<» APRILE 1910 CIO’ CHE DICONO LE MANI DI UNA PERSONA Dall’osservazione delle mani si possono riconoscere il carattere, la professione e le tendenze particolari di una persona ■ Come si fa a distinguere una persona dalle proprie mani. <«I Mi*..'o P 'a ''.‘Ma"’*.."" f,n ‘ l0 " t «»««• * «*•«■•••• I' "'«H» HKCI.U (I t. „o • ll.oacil» <1 .0 arm *Tr. am 5 Jti - ji « C’è chi non crede che, dall'osser vazione delle mani di ima persona, si possano riconoscere il carattere, la professione, le tendenze particolari di essa? L'antichità fu dapprima Incredula e quindi non seppe comprendere in che modo Salomone potesse distin guere, dalla maniera con cui due mani erano lavate, se appartenessero ad un fanciullo o ad una fanciulla. La cosa, tuttavia, era molto sempli ce: il saggio esaminava se la mano fosse lavata solo fino al polso o se viceversa tosse lavato tutto il brac cio, e poteva emettere tu modo in fallibile il suo giudizio. Oggi, senza fare degli studi parti colari nè esercitare la professione de gli stregoni, ma solamente con un discreto spirito d'osservazione, ognu no di noi può distinguere facilmente il carattere e la professione delle persone che ci circondano, dalia for ma. dallo sviluppo, dal colore delle loro mani. Ciò dipende da una ragione assai semplice, quella cioè che l'occupa zione ordinaria di una persona, non può far a meno di esercitare sulla stessa una potente influenza, o que 1 BRAVI BIMBI D’ITALIA Erau passati per il piccolo borgo alpino, nell alila; e tolto il piccolo borgo alpino al era scosso al canto festoso dei belaglieli che annun ziavano: Fratelli d'Italia, l'Italia "’è desta Li aveva visti anche Glgin e ne aveva il canto e la fanfara con salti e grida di gioia. Ma ri tornalo a casa, nella piccola casetta grigia, digiti si era rifugiato in un cantuccio, assorto in profonde me ditazioni. Aveva dodici anni solameli te. E, alla sua età, di italilla non aveva sentilo (parlar mal. Chi era questo Balilla che i ber saglieri cantavano agitando le bello piume cangianti? Mamma, io sono un bimbo d'I talia, é vero? — Sì, gioia mia. bimbo d'Italia. — E allora (perché non mi chia mano anch'io Hailillu come tutti i bimbi d'Italia? La mamma aveva cercato di conso lare il povero Cilgin che non si chia mava Balilla ma che ne sapeva lei di questo Balilla? il suo Beppe si, doveva saperlo; ma egli era da due mesi lontano, un robusto caporale degli alpini. E fu il nonno, che aveva conosciuto Garibaldi, a chiamare co me sempre 11 bimbo vicino a sé per parlargli di tante cose belle che gli facevano luccicare gli occhioni e tremolare i riccioli bruni: passava no in quei discorsi i ricordi di anni lontani, la camicie rosse garibaldi ne, l'aspra vita di guerra, con gli agguati dei montanari e la furia degli assalti, i racconti dei dolori fortemente sofferti e delle sante ven dette; e la voce del vecchitV si at - tendeva infine di maggiore Impeto a narrare l'episodio delle spie au striache, che egili da solo aveva ar restalo, presso la casa di Domenico, il falegname. Oh! l'abilità dell'ag guato! la sorpresa improvvisa. la breve e movimentata lotta tra il garibaldino e le due spie, quante volte Gigin le aveva sentite narrare dal nonno, e sempre con un cre scente struggimento d'ansia che si espandeva infine in un balzo di gic ia! E come avrebbe voluto fare al trettanto adesso, egli, piccolo Balilla, adesso che spie austriache dovevano essere nel paese, perché quasi ogni giorno i carabinieri visitavano le ca se, informandosi di tutto, ricercando da per tutto, mormorando esclama zioni di rabbia contro chi sapsva ce larsi tanto liene pur tenendo al cor rente il nemico di ogni passaggio di truppa. Gigin usci di casa e si avviò ver so Sant'Agata, una chiesetta abban donata fuori del villaggio, convegno di tutti i suoi irrequieti amici. Ma quel gioruo i piccoli amici non gluo cavano: erano tutti raccolti attorno ad un vecchio barbuto, un mendi cante venuto certo da lontano, il quale discorreva con essi accarez zandone le testine con gesto garba to e guardandoli lungamente negli occhi. Gigin si accostò e senti che non discorreva nella sua bella par lata veneta ma si serviva deU'ltalla no. fermandosi alquanto come per stanchezza sulle parole. E diceva; — Si. bambini, belli i bersaglieri nostri. Ma nessuno di voi saprebbe dirmi quanti erano? sta a sua volta non può a mono di rivelarsi particolarmente negli orga ni esteriori, che ne sono a contatto diretto. Non c'i> persona, probabilmente, che non saprebbe distinguere — dal la semplice osservazione di una ma no, un contadino da un dottore, l’uo mo che lavora la terra da quello che richiede unicamente l'Impiego delle faccltii mentali. Ma delle distinzioni molto pia sot tili si possono fare; poiché la nano di un muratore — rozza e callosa — non potrà essere scambiata con quel la di un macchinista che, meno de formata. reca sempre invece le trac ce degli olii lubrificanti che è solito maneggiare. Così la mano di un dot tore. che dall’immergersi frequente mente in soluzioni di acidi e ni su bì.mali disinfettanti si sottiglìa alle punte delle dita, non è uguale alla mano del sacerdote o alla mano del l'avvocato che. rimanendo quasi ino perose, sono di solito regolarissime. Quando invece di uomini si tratta di donne, la distinzione è ancor pii» facile; poiché la mano della donna che lavora — grossa e callosa — — Io lo so —• gridi Tullio tutto felice di saper rispondere ; lo »o perchè lo ha detto lo zio Michele: erano due battaglioni. — Bravo piccolo ragazzo: cosi si deve fate: badare a tutto: osservare sempre tutto. l’or esempio, vediamo se qualcuno di voi -sa dirmi che nu mero avevano t bei bersaglieri sul cappello fra le piume? — Il numero undici, l'ho visto lo! Gigin ascoltava. . . Perchè un tre mendo sospetto gli era sorto in cuo re. subito! Ma ne rideva egli stesso. Quel vecchio sudicio, tutto ripiegato sulle stampelle, cosi incerto nel par lare. non era certo una spia! I,e spie sono sempre degli emoni robusti, con un grande barbone nero sul viso ed un grande fucile in mano: que sto disgraziato invece. . . E Gigin credeva di sentire già le risate e gli scherni dei più grandi verso di lui: il fanciullo Ingenuo che aveva credu to di far l erce. Sono cosi creduli i grandi! ... Pure ascoltava e gli batteva il cuore forte. — Addio, piccoli ragazzi, ci ve,- ilremo ancora quando io ripasserò il villaggio a chiedere un tozzo di pa ne; e vedrò se voi sarete sempre co si intelligenti e sapete osservare co me meritano i nostri bravi soldati italiani. Il vecchio si allontanò sulla stra da che avevano percorsa t bersaglie ri zoppicando e reggendosi sull j stampelle Gigin lo guardò, poi d’un tratto, risolutamente lasciò gli amici e si slanciò nel bosco che costeggiava la via. E alla svolta solo il terrore che provò gli permise di trattenere un grido di sorpresa. LA BEETHOVEN A NAPOLEONE Beethoven era sordo; e questo, or mai, è risaputo da tutti. Ma non tut ti sano che il grande musicista era anche, come uomo, un vero orso. Por le, appunto, perchè era sordo; cer tamente poi perchè era un genio. Pochissimi fortunati riuscirono ad intrattenersi con lui; ma tra questi fu un francese, il barone di Tremout, che raccolse in iscritto le sue Impres sioni sul Maestro. Ne parla diffusa mente la “Rivista musicale". t'n primo, difficilissimo problema fu per il Trentuni il farsi presentare a Beethoven. Nessuno osava dargli una lettera di presentazione. Corre va voce che Beethoven detestasse i francesi: qualcuno era restato otto giorni a Vienna per esser ricevuto, ed invano. Ma il signor di Tremont riu scì. Beethoven era in casa quando egli sonò alla porta e venne egli stes so ad aprire, dopo però averlo fatto sonare tre volte. L'alloggio del mae stro era composto di due sole stanze: l'uno occupata da un'alcova chiusa dove era il suo letto, ma piccola ed oscura, tutta iu un disordine indescri vibile, col pavimento bagnato, con un pianoforte sporco da parecchie dita di polvere. Sulle seggiole tutte senza pagia erano depostl i piatti con i re sti della cena e con i vestiti. Beetho ven sapeva parlare poco il francese, sarà perfettamente differente dalla mano di una signora, ben conser vata. sia dai guanti sia protetta da un lieve strato di amido di riso o di glicerina. Perfino in uno studio dove sono impiegate parecchio signorine, c’è di stinzione tra le mani delle dattilo grafe da quelle impiegate in altri la vori. CI sono pure dei segni chiarissimi per distinguere i musicisti, dalla pressione che le dita fanno sul vari istriunenti; il pianista, per esempio, che preme le dita sui tasti, ha i pol pastrelli schiacciati, dal violinista che 11 ha trlati dalla pressione che devono esercitare sulle corde dell'l strumento. In generale, I temperamenti arti stici hanno tutti delle stranissime forme di dita, che servono a rivelarli subito ad un occhio esperto. Un segno chiarissimo che caratterizza la gente instabile è quindi una grande varietà nei tipi delle dila in una stessa mano, mentre le persone equi librate sono caratterizzate da una pai ma di mano regolarissima, in cui la lunghezza è uguale alla larghezza. Il mendicante si era raddrizzalo e correva lungo il margine della stra da tenendo le stampelle in mano: correva, correva con quel magnifico passo slanciato che Gigin ammirava tanto nel bersaglieri. Era dunque un finto vecchio, era dunque una spia! Ah! questa volta Gigin fu pieno di risolutezza: tornò indietro di cor sa. arrivò concitato a casa e parlò col nònno. Possibile? esclamò il vec chio — Bene,, bene, non c'è tempo da perdere. Poco dopo egli e Gigin discorre vano con un capitano ilei carabinieri nella ipiazza del borgo: Il capitano volle essere informato di lutto, ('ble se una descrizione minuziosa del mendicante, interrogò qualcuno fra i piccoli amici di Gigin: a mano inano la sua fronte si rabbuiava. Poi cor se alla caserma e una ventina di carabinieri grigio-verdi partirono a cavallo, di carriera, mentre il tele grafo trasmetteva ordini in tutte le direzioni. Gigin non dormi quella notte. GII pareva d'aver la febbre. Avrebbe vo luto esser lui a cavallo, sulle tracce dello spione che non aveva saputo riconoscer subito, e correre, correre sino a raggiungerlo, sino a gettargli addosso con tutta la forza dei suoi piccoli nervi, tremendi ciottoli, come Ballila. SI levò all'alba e corse fuori. Il capitano era già sulla porta della caserma, gli venne incontro e lo ab bracciò: Vieni qua, piccino. I,o abbiamo preso, sali Tu sei un picco lo eroe, un vero bimbo d'Ualla, e lo saprò premiarti; vedrai. Vuoi dir mi il tuo nome? Il bimbo esitò, poi sorrise: Gi gin: ma ora mi sembra. . di poter mi chiamare finalmente Ballila! Trcmont parlava moltissimo il t.ede hco, ina si capirono molto tiene ed II Tremotìi usci trionfante più d on Na poleone, dopo aver fatta come etili dice "la conquista di llnelhoven”. Da quel giorno I colloqui Ira 1 due perso naggI continuarono Ira lo stupore u nlversale. Il vecchio or so era dunque add cimentato? In verità, la ciiiiversnz.lone col Mae stro non era molto piacevole, l’rlma di tutto, perché egli parlata poelils .sinio; ,|tol perchè esprimeva I suol Iti dlzl con delle tirate punto simpatiche Del resto, egli conosceva gli autori greci e latini, e leggeva Shakespeare approfittando dell'Isolamento in cui 10 lasciavano il suo cetlhato, la sua sordità, il suo soggiorno in campa gna Ma diventava sublime nel giorni d'ispirazione, benché, pare Impos 1 bile, sonasse male II pianoforte, ben vhè, pare Impossibile, sonasse male 11 pianoforte; Il Tremoli! gli doman dava so non amasse conoscere la Khan da; egli rispose: “Ne avevo molto de siderio, prima ch'ella si desse un pa drone’’ Napoleone era rimasto 11 suo eroe finché fu Primo Console della Repubblica, poi no. ed egli chiedeva titubante al Tremolìi se. andando a Parigi, sarebbe stalo costretto a far visita al dominatore.. Ma II Tre mont lo rassicurò dicendogli che Na poleone non si curava affatto della musica. il vincitore di Austerlllz era un ge nio di tutt'altra specie e. .. non era sordo. L’ULTIMO ATTO DI UNA TRAGEDIA — Camperà mamma? Mi par difficile: vedete come trema? I.a Martella e Gino, sconsolati, ri pigliano la loro pietosa opera di as sistenza e cercano, tenendolo Ira le loro mani, di riscaldare quel misero corpiclno seminudo... Hanno trovato quel passerottino semivivo ai piedi ili un castagno. ac canto ad altri tre fratellini morti, e da un'ora sono II Intenti, con ogni premurosa arte, a ridarai! la vita elio paro sfuggirgli di minato In minuto. Hanno tentato di Imboccarlo con un po' di midolla di pane iniup patn nell'acqua; Gino vi ha anche aggiunto un Imitatine di tenere fo glloline che è andato a cogliere in cima ad un ramo basso del castagno. Non vuol mangiare Ma che cosa mangiano, mamma, i passerot tini piccini? — Chi lo sa?. . , K il passerottino trema sempre; it calore delle, mani del due ragazzi non basta a riscaldarlo. Ma I passerotti piccini, mamma, con che cosa si riscaldano? Chi lo sa? . . . Certo, se la Merletta e Gino po tessero ridare a quel piccolo mori bondo la salute con gli occhi, che essi non gli tolgono da dosso. In uno sguardo pieno di ansiosa pietà, l'uc cello si riavrebbe subito. . . Ma l'uc cellino, che pure da principio faceva "l>io pio" ora llen china la testa, ha lo poche umide pennucce dritte, e seguita a tremare. Chi lo sa i lio cosa mangiano e come si riscaldano i passerottlnl pic cini? ripiglia la mamma guar dando amorosamente I due ragazzi LE VIRTÙ’ DELIE GEMME Nella "Occult Ilevlew” la signora Mary I,. I.ewes, iirendendo occa aloni" dalla ristampa falla del libro ‘‘l’Iella" preziose" del doltor Pernio al quale f* alalo aggiunto un rapi tolo nel quale l'autore dice ohe, a ano parere, la puaalone per le pietre prezioso va forse spigala con la psi cometria, In quale Implica un potere della mente umana a dlacernere la storia passala di oggetti Inanimati per una occulta percezione telepa tica. Come prova ili questo potere umano, l'autrice narra che una sua amica, che chiama Miss Carr, pos sedeva un antico anello con un dia apro. Miss Carr le ha riferito che una sua arnica avendo trovato questo anello per caso sulla sua tavola di ‘'toilette”, mentre lo osservava cu riosamente ebbe la visione di una strada di una clltk orientalo e di un uomo "come un arabo" seduto sotto una palma. 1,'amlca di Carr igno rava resistenza dell'anello e Ignora va che la pietra tosse «tata acqui stata da un arabo In Egitto, eli ■ no aveva decantato le virtù come tall sm-'tio contro tutte le malattie. l'n’allra volta Miss Carr assisteva ad una conferenza spiritica, quando una Signora, che ella npn conosceva. ' 1 si avvicinò o dissi*: "Vado pregno di voi uti arabo vestito di bianco con un cuore violetto sul petto” Molto sorpresa. Miss Carr raccontò alla signora dell'anello egizio che aveva in dito, e quella rispose che l"'am bo” era forse l'antico proprietario che la proteggeva. Antiche tradizioni sulle gemme so pravvivono. ; gemme sanguigne erano «V* penile In antico por gli Incantesim 1 e si di giva anche che fossero potenti amuleti per il malocchio. Raso ren devano invisibili chi le portava c mantenevano l'amicizia tra gli no mini. Ma. dicono le antiche fonti, per l'amicizia fra un nomo e una donna, si devono portare gli smeraldi e Ira due donne che ognuna portf un turchese e avrà un’amica sicura l,o smeraldo ha anche II potere di rafforzare la memoria, e a Granata vi >■ uno smeraldo così grande da servire da piano di tavola: esso era stato preso da Alarico a Roma. Se condo le leggende arabe, questa pre ziosa tavola era uno specchio che ri velava tutti gli eventi degni di esser ricordati, l'no scrittore del secolo XViti scrive con la massima aerletfi del topazio: "Sa lo si mette nel l'acqua bollente, esso la raffredda in modo che si può tuffarci senza peri colo la mano”. Una nota, "crystal gazar" consi glia a ohi è In alta posizione e vuo- — I.o sapevano corto. quel due po veri passerotti che avevano fatto il nido sul castagno, e che anno caduti sotto il coTfeo ili turile di un cac ciatore, o sono stati divorati da un brutto uccellacelo ili rapina mentre andavano a cercare il cibo i>er i loro passerotti!»! K I miseri orfanelli hanno aspettalo Invano per lunghe ore II loro ritorno, finché i quattro più Corti, nella diape razione della fame e dell'alibandomi. si sono at facciati aH'orlo del nido e sono ca duti giù l*cr ridare la vita. ora. al misero corpicciuolo ondo e digiu no di codesto scampato all» tragedia che ha distrutta a un tratto la sua fa miglia non basta il calore delle vo atre mani, nè il vostro pane bugnato, ni' il vostro sguardo pietoso Voi non potete ridargli il tepore dolce ilei nido, non potete Imbeccarlo col cibo adatto alla sua natura e» alla sua elf», non potete guardarlo come 10 guardavano I due passerotti che gli avevano dato la vita e che alla vita lo preparavano, voi non sapete parlargli II linguaggio del suo boll ilo e della sua mamma. . Il povero uccellino. Infatti, agoniz zava. A un tratto reclinò la testolina, a prl e richiuse il becco, stirò le gum imece e rimase rigido nelle mani di lllno .che lo lasciò cadere In terra, atterrito, -— E' morto! gridarono Insie me I due ragazzi. E si slanciarono nelle braccia d > 1» mamma che II strinse a sè con una grande tenerezza, una tenerezza un die maggiore di quella con la ùmile 11 abbracciava le altre volle e della quale essi Intuivano l’Intimo signi ficato. . . •• b. Ii> conservarla ili non separarsi miti da un Iona/.io. « consiglia i» '»'•! • ili non pollare una “unica perla”, per i li reca aforlnna. Hc 'omlo alcuni, un» ape < non dovrclilic ornarsi di perle perchè eu ro nono lacrime. Vero e che nel vecchi libri di (tonni queste venirne "di'la pld pur» e serena luce” so no considerate di buon augurio Ma un sonno storico contraddice onesta • olnlonc. SI legge che la nelle c K » orccedetlc (assassinio di Knri.o IV la regina vedesse chiaramsnt • In sonno I diamanti della sua i ornici convertirsi In perle — simbolo del dolora. celiasi tulle le tradizioni afferma no che il diamante Ispira a chi lo noria coraggio e gli garantisce pro tezione. Ciò non ostante un antico scrittore asserisce che asso porta di sgrazia, e cosi parrebbe considerando la triste sorte toccata a Maria Stuart per la quale rancio di d lena ite da ini ■ d Kiltbveti come talismano con tro 1 nemici mancò al suo s opo. Mollo phì recente é la leggenda che l'opale porti sfortuna Negli antichi tempi si riteneva Invece che preservasse dal male d’occhi e nel Messico essa era considerala sacra. I russi sono specialmente siipei »llz,iosl sul conto dell'opale, e questa bellis sima pietra, si dice, non dovrebbe portarsi che da coloro che sono nati In ottobre, I, autrice narra di un famoso a nello di oliale dato ad Alfonso XII dalla contessa di Castiglione Si di ce elle esso abbia cagionata la morte delle sei persone che lo possederono, finché, dopo la mori.' di Allo so. la regina Cristina lo donò alla V rglne di Almudena. protettrice di M idrid. Questi l punti principali dell'ar ticolo della signora Lews. che è ve ramente Interessatile. LÀ produzione del rane (La produzione del rame «lui 1881 ad oggi t' andata crescendo In un mo do eccezionale, ma iproibabilmcnte il 1915 da solo raggiungerà le enormi cifre cui al pervenne In tutti gli anni trascorsi. Nel 1881 la produzione mondiale raggiungeva le iti ! mila tonnellate, cifra in cui gli dilati l'nltl entravano con 40 'mila tonnellate. Nel 1914 la produzione americana sa liva a 514,000 tonnellate, e quella del mondo Intero a 893.000; I au menta) dunque relativamente per gli Stati Uniti fu del 57 e mezzo per cen to e per tutto il mondo del 24 e mez zo per cento. Questa enorme produzione di un metallo tanto utile per la fabbrica zione del proiettili pud da sola spie gare l’accanimento germanico per ot tenere 11 divieto di esportazione dal* l'America in Europa a tutto benefi cio dell’Inghilterra e della Prandi*. ,